Brano: [...]solazione e difesa, il mondo impressionato dalle antiche cronache, dal Canto delle schiere di Igor, il mondo dell'infanzia selvaggia della vetusta 'Rus.
Il colore del sangue e del ramarro sono rappresi per l'intera piazza. Il chiarore del cielo li esalta, un falò che brucia da secoli. In lontananza, ardono mitemente i bulbi metallici delle tre chiese più antiche del Cremlino. La luce ne cava uno sfavillio di miele, il sole dischi e aureole.
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Fra fortezze e chiese, l'ibrida potenza del medioevo russo può ancora scatenare il fiato vivente dei suoi spazi, intatto e robusto.
Ma ecco che dall'ammattonato delle mura di cinta del Cremlino distinguete la scalea di granito rossastro che squadra il Mausoleo di Lenin. L'intera parete che lo fronteggia dal lato opposto della spianata, e che aguzza suoi tetti dietro un filare di platani, dà nel liberty,
un grande magazzino. L'edificio di un mattone cupo, a torrette e pinnacoli, che vi sta alle spalle, a spartiacqua fra il traffico delle piazze Manejnaïa e della Rivoluzione é, vi [...]
[...]opria regia della morte.
Lo scopo é quello — alquanto mistico — dell'esaltazione e consacrazione della grandezza sovietica. La suggestione drammatica, infinita, che la morte esercita sui viventi, viene spesso sfruttata per questo fine sottilmente deviante. Il fascino delle «grandi tombe » é equivoco, quando intorno ad esse non cresca l'inesorabile erba, ma la pietra progettata.
Il Grand Tombeau di Napoleone a Parigi, calato alla maniera fa
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raonica in un immenso pozzo scolpito (così che solo dall'alto riesca possibile afferrarne il blocco delle dimensioni) é equivoco nella stessa maniera repellente, come sfruttamento della potenza della morte per la
potenza tout court. _
A costo di grandiosi trucchi architettonici, ciò che é assolutamente tragico e inappellabile viene risospinto alle assise degli interessi vitali di una nazione e della sua politica di prestigio. Là, il grande assente viene giudicato in contumacia, e regolarmente assolto dal delitto di aver vissuto, dai molteplici delitti che la sua potenza ha inevitabilmente [...]
[...] un gruppo di poliziotti. II silenzio aiuta la lentezza, è un elemento indispensabile del rituale. In silenzio procedono giovani, vecchi, uomini, ragazzi, giovanette e vecchie, ragazze e donne, ucraini, kazakistani, usbechi, armeni, cittadini d'ogni repubblica, contadini, operai e militari, sovietici e cinesi, stranieri. Molti cinesi nel corteo, militari e intere famigliole, le donne con in collo i loro bimbi dagli occhi di mandorla immensi.
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A passi brevi e in silenzio, in un funerale eterno, finalmente si raggiunge la facciata del Mausoleo.
Quasi sotto la torre Spasskaïa, la più grande e la più bella sulla cinta del Cremlino, il Mausoleo discende per forti gradienti di granito rosa intenso dal tempietto, che lo corona, fino al livello della piazza. Benché opera dello Schoussev, un professore d'accademia, le sue proporzioni rifuggono dalla statura retorica. Certamente, gli giova il rapporto con l'alto muro del Cremlino che lo sovrasta alle spalle. Allorché Lenin vi fu ospitato, nel 1924, era di legno. (Lo Schoussev si era ispir[...]
[...]utte le responsabilità.
La morte, che noi avvertiamo angosciosamente soprattutto come cessazione, è un crudele processo di metamorfosi. Qualcosa viene fissato per sempre, qualcosa viene cancellato per sempre sul volto dell'uomo che muore.
È come se, allorché sopraggiunge la fine, la tensione provocata dall'uomo, con la sua problematica presenza, nel mondo della natura, precipiti, per forza d'inerzia. E l'antagonismo fra la vita biologica e
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l'esistenza umana, nel momento stesso in cui culmina, si contenda per sempre le fattezze dell'individuo.
Il viso bloccato dalla morte non è mai, se non nei tratti somatici più grossolani o evidenti, il medesimo viso che l'uomo condusse in giro da vivo. E qualcosa di meno, e di più: è un volto, compiuto e rivelatore come una parola scritta; tragico, nella misura che gli spetta. Intanto, evade stranamente dal tempo: nonostante ogni segno, ogni piega dell'età, la propria stessa età non lo riguarda piú. A quale eta risale questa paralisi che colpisce tutto il corpo visibile di Lenin e tutto que[...]
[...]Allinearli così vicini...
Vicini e lontani, lontani ma vicini, se si è presi con forza da questa sensazione, ecco, almeno ora un tratto comune, un che di somigliante, qualcosa che li conforma, si riesce a scoprire. E una certa assenza. Una curiosa assenza, non di vita, come ci si potrebbe aspettare, ma di morte.
Passando la sua spugna nera sopra un volto umano, la morte, allorché sopraggiunge, sembra preoccuparsi della sua eccessiva indivi
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dualità. Mira a distruggere, con calma furia, la propria principale nemica — l'espressione, questa immensa e millenaria creazione e vendetta della civiltà umana.
Sforzandosi di cancellarla, e stravolgendola, cerca di ristabilire nell'individuo la specie, di rodere i segni più trionfanti della ribellione. Nei minuti in cui, passando e ripassando, preparando in silenzio il viso dell'uomo al distacco, la spugna lo lava nel nulla, la metamorfosi é in atto. Alcuni muscoli vengono tesi, altri rilassati. Il viso, giacendo in una solitudine insostenibile, é contratto a metà. Per metà l'uómo dà s[...]
[...]ggio spegne gli ultimi fuochi d'oro sulle cattedrali del Cremlino, il Mausoleo chiude i suoi battenti. La sera, sopra di esso, splendono verticali le stelle elettriche accese nelle guglie delle torri. Nella piazza quasi silenziosa, l'anacronismo fra la grande giornata umana dell'Urss, che naturalmente finisce, e la mole che si squadra granitica, si accentua. Prosegue, piú in ombra, il baratto fra la potenza della morte e la potenza dello Stato.
ARMANDA GUIDUCCI